Articolo di Rocco Spera
“È pericolosa”, “Lì ammazzano, sequestrano, non è un posto dove si può vivere”, “è un posto terribile”. Queste sono solo alcune delle frasi che si ascoltano su San Lorenzo e il suo cantone. Situato al nord della provincia di Esmeraldas al confine con la regione di Nariño, in Colombia, San Lorenzo, come tutta la sua provincia, è a prevalenza afrodiscendente, con una popolazione di circa 40.000 abitanti distribuita su tutto il cantone.
Per la sua collocazione geografica, per la prossimità a un’area della Colombia dove esiste la più alta concentrazione di produzione di cocaina esportata nel mercato statunitense, il cantone di San Lorenzo, e in particolare il suo centro urbano, soffre di tutta una serie di conseguenze negative legate al narcotraffico, al conflitto armato e alle migrazioni che ne derivano.
Di fatti, questi eventi rendono San Lorenzo una località di approdo emergenziale per moltissimi colombiani che per via della guerriglia lasciano le proprie case e famiglie per trovare rifugio in Ecuador. In questo contesto, San Lorenzo diventa una prima destinazione per molti rifugiati. Tutto questo, unito a una debole e complicata presenza dello Stato, rende l’area molto vulnerabile alle violazioni di diritti umani e creano focolai per l’aumento della delinquenza.

Ciò nonostante, al netto di tutta una serie di problematiche oggettive, San Lorenzo, conosciuta anche come la ciudad del sol y de la lluvia, ossia la città del sole e della pioggia, e il suo cantone, sono circondate dalla giungla verdeggiante e la vita si svolge sullo sfondo di note di marimba e salsa che danno brio a questa località sperduta che ha conosciuto il suo sviluppo solo a partire dagli anni ’90.
Prima d’allora, infatti, era possibile accedervi solo in barca da Limones, e solo quando si trovava un numero sufficiente di passeggeri per partire! Per la sua collocazione geografica e l’aurea di insicurezza che la circonda, il turismo fa fatica a decollare, ma le attrazioni non mancano: la presenza della comunità indigena Awà, il sito archeologico precolombiano della Tolita, il bosco del Chocò, la riserva ecologica di mangrovie Cayapas-Mataje e l’isola del Cauchal, sono solo alcune delle meravigliose attrazioni turistiche offerte dalla zona.
Meritano poi una sosta anche i numerosi comedores, ristoranti che si incontrano tra la fitta vegetazione della zona, dove si possono assaporare piatti tipici quali: il ceviche, il tapao, l’encocao, il corviche, i bolones o semplicemente un delizioso pescado frito con patacones. L’area di San Lorenzo si caratterizza poi per una bassa presenza di supermercati, mentre spopolano mercati e carretti di frutta, verdura e pesce di pescatori e contadini autoctoni che vivono dell’economia informale. Questo comporta uno sproporzionato caro vita rispetto ai salari medi della zona ma garantisce una qualità dei prodotti da far invidia al resto del Paese.
Tra musica, buon cibo e vivacità, la vita a San Lorenzo scorre. Mentre i giornali e le tv invitano a stare alla larga da questo posto, camminando per le vie della città, parlando con le persone, gustando i prodotti tipici e ammirando la natura, forse potremmo scorgere anche un’altra realtà, fatta di sorrisi, allegria e di persone che amano la vita.
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Foto di Copertina: Rocco Spera