Cultura

Le isole Galápagos e la stampa italiana tra le due guerre mondiali

Articolo di Agatha Rodríguez Bustamante

Nel precedente articolo, che trovate a questo link, abbiamo sollevato alcune domande sull’operato dei consoli ecuadoriani in Europa durante la prima metà del XX secolo. Avevamo detto che, tra gli obblighi delle rappresentanze diplomatiche ecuadoriane all’estero, spiccava la promozione di un’adeguata propaganda che mostrasse al mondo un Paese dalle enormi ricchezze naturali, impegnato a migliorare la propria agricoltura, la propria industria ed esportare i propri prodotti, attirando così capitali e immigrati. L’obiettivo di questa propaganda era mostrare come l’Ecuador fosse salito sul “treno del progresso e della civiltà“, per usare una metafora appropriata. Tuttavia, non tutto ciò che fu pubblicato in quegli anni favorì questa idea.

Il Console ecuadoriano a Genova è ancora una volta il protagonista della nostra storia, e non c’è da stupirsi, in quanto le segnalazioni più dettagliate al ministero degli esteri ecuadoriano arrivavano all’epoca dai consolati ecuadoriani situati nelle città portuali europee, dove lavoravano gli uffici con più immigrazione e commercio. Il rapporto che il console Carlos Alberto Arteta inviò nel 1936 al Ministero degli Esteri ecuadoriano, descrive un quadro cupo, con l’invasione italiana dell’Abissinia (Etiopia) sullo sfondo. In questo documento Arteta esprimeva la sua preoccupazione per gli eventi in Germania, Gran Bretagna, Francia, Russia, Giappone e Cina, assicurando che un nuovo conflitto si stava senza dubbio avvicinando.

Le isole Galapagos © Prezi

In questo contesto storico, i consoli ecuadoriani dovettero affrontare un problema particolare, che non era solo di “cattiva stampa“, ma di discussione in sé della sovranità del paese. Infatti, all’epoca l’Ecuador non aveva prodotti di esportazione considerati importanti per l’apparato bellico durante le guerre mondiali, ma possedeva qualcosa di molto prezioso, un tesoro ambito dalle grandi potenze e che in tempo di guerra era di particolare importanza per la sua posizione strategica nell’Oceano Pacifico: ci riferiamo a quello che in quegli anni era conosciuto come Arcipelago di Colón e oggi è riconosciuto nel mondo come le Isole Galápagos, che le grandi potenze si disputavano senza considerare il parere del governo ecuadoriano.

Ancora una volta il problema era legato alla stampa europea, che in una certa maniera contestava la sovranità ecuadoriana delle Isole Galápagos. Così, i consoli inviavano costantemente al ministro degli Esteri gli articoli della stampa, nei quali si raccontava degli interessi delle grandi potenze per le isole, come se l’Ecuador non avesse controllopossesso di queste e che invece fossero gli Stati Uniti a decidere chi le potesse occupare e quando.

Le notizie false contro cui si batterono i consoli, compreso quello di Genova, “riportavano” che le Galápagos erano state vendute a Gran Bretagna, Germania, Francia, e veniva persino pubblicato che le isole venivano offerte separatamente. La notizia più disorientante sosteneva che le Galápagos fossero una proprietà comune del continente americano, mentre altre facevano vedere l’Ecuador come un burattino di altri paesi, come si legge nella prima parte dell’articolo pubblicato nel 1936 dal Secolo XIX di Genova, intitolato: “Conflitto tra Londra e Washington per il possesso delle Galápagos”:

“Si riaccende il duello tra Stati Uniti e Inghilterra per il possesso delle Galápagos. L’Inghilterra ha tastato terreno presso il governo di Quito per l’acquisto dell’arcipelago, offrendo una vistosissima somma. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno fatto sapere al governo equatoriano che considererebbero un atto ostile la cessione delle Galápagos all’Inghilterra, contrastando ciò apertamente con la Dottrina Monroe, che forma tutt’ora la base della politica panamericana“.

Paesaggio delle isole Galápagos © National Geographic

Le preoccupazioni dei “grandi giornali” nacquero a causa della costruzione di un'”armata di cannoni di medio calibro” ad Albemarle (isola di Isabella, nelle Galápagos) senza che il governo ecuadoriano sapesse chi l’avesse costruita e per quale scopo. La verità è che non era la prima volta che le “grandi potenze” interrogavano l’Ecuador sul possesso e la gestione delle isole, che durante le guerre mondiali erano considerate un luogo strategico di difesa del continente americano, né era la prima volta che gli Stati Uniti facevano pressioni sull’Ecuador affinché non consentisse la presenza di paesi non americani nelle Galápagos.

Durante la Prima guerra mondiale, i consoli britannico e francese in Ecuador accusarono il paese andino di violare la neutralità consentendo la presenza tedesca sulle isole, evento peraltro non veritiero. Fu l’intervento dell’inviato degli Stati Uniti che riuscì a calmare le acque. Tuttavia, la mancanza di rispetto per la sua sovranità non passò inosservata al governo ecuadoriano, soprattutto davanti a potenze che discutevano circa la sovranità del suo territorio senza prima consultare i rappresentanti ecuadoriani, e semplicemente invocando la Dottrina Monroe, come riportato nella notizia del Secolo XIX.

Consoli come Arteta dedicarono gran parte dei loro sforzi a confutare notizie come quella apparsa su Il Secolo XIX, che insinuava come il governo ecuadoriano fosse incapace di prendere le decisioni proprie. Arteta e gli altri consoli scrissero lunghe lettere ai giornali per confutare tali affermazioni che danneggiavano iniziative vitali per il paese, come la promozione dell’immigrazione italiana in Ecuador, ma quasi mai venivano presi in considerazione. Nonostante le pressioni e le proposte economiche, le Galápagos non hanno mai smesso di far parte dell’Ecuador e questi eventi fanno parte del suo fascino, nonostante siano poco conosciuti, come l’opera di consoli come Arteta.


Agatha Rodríguez Bustamante è una storica ecuadoriana, laureata all’Università di Cuenca e all’Università Andina Simón Bolívar, campus dell’Ecuador. Attualmente sta svolgendo i suoi studi di dottorato presso l’Istituto di Studi Latinoamericani dell’Università Libera di Berlino. La sua ricerca di dottorato esplora le migrazioni europee tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in Ecuador, concentrandosi sul quadro giuridico che le ha rese possibili e sul ruolo attivo dei consoli ecuadoriani all’estero. Ha scritto diversi articoli sulla presenza ebraica in Ecuador e sul ruolo dello Stato nell’assunzione di professori europei durante i conflitti in Europa nella prima metà del XX secolo.



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© Riproduzione riservata

Fonte e Foto di Copertina: La notizia compare nel rapporto diretto dal console di Genova il 22 febbraio 1936 e si trova in Consolati dell’Ecuador in Europa, I-J, 1936. Sottoserie: D.19.41. nell’archivio storico “Alfredo Pareja Diezcanseco” del Ministero degli Affari Esteri dell’Ecuador

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