Lucrecia è una cittadina ecuadoriana residente in Italia, che come molti migranti torna in patria solo una volta ogni molti anni. Poco prima di prendere l’aereo aveva scritto ai figli rimasti in Ecuador, ed in modo particolare aveva preso appuntamento con uno di loro, William, che stava scontando una pena di cinque anni all’interno del carcere di Guayaquil.
Tuttavia, già prima di prendere l’aereo, il figlio William aveva smesso di rispondere ai suoi messaggi. “Ha smesso di rispondere ai messaggi, che neanche gli arrivavano. Il telefono risultava essere spento“, ha raccontato la donna al giornale ecuadoriano El Universo, che ne ha raccontato la storia.
La doccia fredda per Lucrecia arriva una volta atterrata all’aeroporto della città di Guayaquil, quando scopre del massacro avvenuto all’interno del carcere locale, che abbiamo raccontato in questo articolo.
William si trovava recluso nella sezione 5 del penitenziario, dove si sono registrate violenti scontri tra bande criminali avverse. Dopo alcune ore di disperate ricerche, Lucrecia e il marito riescono a mettersi in contatto con i famigliari dei compagni di cella di William, i quali li informano che William e gli altri erano stati bruciati vivi durante gli scontri.

Il padre di William ha raccontato al quotidiano El Universo che il settore nel quale si trovava il figlio era considerato tra i più tranquilli del carcere, essendo principalmente composto da detenuti in attesa di essere rilasciati, e da membri della chiesa evangelica, piuttosto numerosa nel paese andino. Tuttavia, ha raccontato il padre di William, già da mesi le bande criminali che controllano il carcere avevano messo in scena una vera e propria guerra per il controllo di questo settore.
Una storia orribile che non avremmo mai voluto raccontare, quella di Lucrecia e la sua famiglia. Nell’arco di pochi giorni, nel carcere di Guayaquil hanno perso la vita oltre 118 persone, e quasi 100 persone sono rimaste ferite. Tra questi, molti non avevano niente a che fare con le bande armate, e sono semplicemente rimaste vittime di un sistema criminale che speriamo venga presto messo sotto controllo dal governo.
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Foto di Copertina: El Universo