Chiunque abbia avuto modo di vivere, o fermarsi per un lungo periodo, in Ecuador, avrà probabilmente fatto uso, almeno una volta, di un’aspirina di marca LIFE. Non a caso, questa impresa, il cui acronimo sta per Laboratorios Industriales Farmaceuticos Ecuatorianos, rappresenta l’azienda leader nel settore farmaceutico nel paese, fondata a Quito nel 1940.
Tuttavia, nonostante la LIFE sia un’azienda conosciuta e stimata in tutto il paese, non molti ne conoscono la storia. Nel 2018, lo storico argentino Daniel Kersffeld, nel suo libro “La migración judía en Ecuador: ciencia, cultura y exilio, 1933-1945”, ne ha raccontato le vicissitudini, che portano direttamente all’Italia.
Infatti, nell’ottobre del 1939, arrivarono in Ecuador, accompagnati da un colonnello dell’esercito ecuadoriano precedentemente impiegato nell’ambasciata dell’Ecuador a Roma, un gruppo di chimici, scienziati, biologi e medici italiani, affinché prendessero parte all’iniziativa del governo ecuadoriano di aprire un’azienda di prodotti chimici e farmaceutici nel paese.
Così, nel 1940, venne fondata ufficialmente a Quito l’impresa LIFE, i cui obiettivi erano l’elaborazione e vendita di prodotti e preparazioni chimiche, farmaceutiche, biologiche, sierologiche e agrarie, nonché la compravendita di materie prime e prodotti e elaborati.

Fino a qua potrebbe sembrare solo una storia di immigrazione dagli esiti positivi, ma c’è di più. Quel gruppo di chimici, scienziati, biologi e medici italiani avevano qualcosa in comune, che andava ben oltre la comune cittadinanza. Infatti erano ebrei, e in quanto tali, nell’Italia fascista, erano stati costretti a lasciare il proprio lavoro, e ad essere considerati come cittadini di seconda classe.
Quel gruppo, composto da Carlo Alberto Ottolenghi, Giorgio Levi, Aldo Muggia, Vitale Veneziani, Michelangelo Ottolenghi, Alberto Di Capua, Cesare e Vittorio Segre, Tranquillo Piperno, e molti altri, decisero di fuggire in Ecuador, che concesse loro lo status di rifugiati, garantendogli un lavoro, uno stipendio e, soprattutto, un paese in pace.
Molti appartenenti a quel gruppo di ebrei italiani arrivati in Ecuador, dopo la guerra, decisero di restare nel paese andino, non tornando più in Italia, paese che li aveva traditi, cacciati e che, se non fossero scappati, li avrebbe probabilmente sentenziati a morte.
L’Ecuador, tra il 1933 e il 1945, accolse più di 4.000 rifugiati ebrei europei, disperati dalle condizioni nelle quali erano costretti a vivere in Europa.
Un piccolo e lontano paese, che fu la vera e nuova casa per migliaia di persone cacciate, umiliate e derise. Ricordiamolo sempre.
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Foto di Copertina: Sito internet LIFE