Carlo Crespi, conosciuto anche come Carlos, è senza alcun dubbio uno degli italiani più celebri nella storia ecuadoriana. Missionario salesiano, Crespi fu uno studioso di primo ordine nel campo dell’archeologia, l’antropologia e delle scienze naturali, materia nella quale si laureò nel 1921.
Crespi nacque a Legnano, in provincia di Milano, nel 1891, e dopo essersi laureato a Padova, decise di partire per l’Ecuador come missionario salesiano. Probabilmente Padre Crespi non si sarebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato un personaggio storico di rilievo per un paese all’epoca lontano e poco conosciuto.
Crespi passò gran parte della sua esperienza ecuadoriana nella città di Cuenca, nel sud del paese, e in piccoli villaggi indigeni dell’Amazzonia ecuadoriana. Oltre al suo lavoro religioso come missionario, Crespi s’impegnò anche nel campo dell’educazione, fondando scuole di ogni genere e grado.
Ma non è tutto. Nei suoi 60 anni di permanenza nel paese, Crespi si interessò anche di archeologia, trovando più di 5.000 reperti storici, e di cinema, realizzando il primo film documentario nella storia del cinema ecuadoriano, intitolato “Los invencibles shuaras del Alto Amazonas” (1926), dedicato alla popolazione indigena degli shuar.

Con i reperti trovati, di cui alcuni probabilmente risalenti al periodo anteriore al diluvio universale, Crespi aveva come sogno quello di fondare un museo. Tuttavia, a causa di alcuni furti subiti, il sacerdote italiano decise di donare tutti i reperti trovati alla collezione della Banca Centrale dell’Ecuador a Quito, dove si trovano ancora oggi.
Come antropologo, Crespi fu anche il primo studioso a dedicare la propria attenzione alla Cueva de los Tayos, una caverna che si trova nella zona montagnosa della Cordigliera del Condor, nella provincia di Morona Santiago, nell’Amazzonia ecuadoriana. Fu proprio all’interno della caverna, scoperta in occasione del film documentario girato da Crespi, che il religioso italiano trovò buona parte dei reperti archeologici della sua collezione.
Padre Crespi venne a mancare a 91 anni nella “sua” Cuenca. Pochi mesi prima della sua scomparsa, il Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini gli riconobbe il titolo di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, mentre il governo ecuadoriano gli conferì la medaglia d’oro al merito ed al merito educativo.
Ad oggi, Crespi è riconosciuto dalla Chiesa Cattolica come Servo di Dio, e dal 2006, nella città di Cuenca, si è aperta la causa per la sua beatificazione.
Il rapporto tra Crespi e Cuenca, sua città “adottiva” in Ecuador, fu d’amore e reciprocità. Alla sua morte, avvenuta nell’ospedale Santa Inés di Cuenca a causa di un attacco cardiaco, la salma del sacerdote italiano fu prima esposto nella camera ardente della chiesa di María Auxiliadora, poi nella sala del comune, ed infine nella cattedrale. Successivamente, il corpo esanime del prete fu portato al cimitero di Cuenca, accompagnato da 25.000 persone, dove venne sepolto in un mausoleo.
Oggi la città lo ricorda con una via, una piazza, ed una statua, che lo raffigura insieme ad un bambino.
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Foto di Copertina: Mysteria – Netsons