Articolo di Rocco Spera
Lo sciopero nazionale indetto dalla CONAIE (confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador) si è così concluso il 30 giugno dopo ben 18 giorni di proteste contro il governo di Guillermo Lasso, reo, secondo gli scioperanti, di aver peggiorato le condizioni di vita delle comunità indigene e, in generale, degli ecuadoriani.
Le proteste sono state indette dalle comunità indigene che, il 13 giugno, avevano presentato una lista con dieci richieste a cui lo Stato avrebbe dovuto dare risposta. Le richieste: la riduzione e il congelamento del prezzo del carburante; il rifinanziamento dei debiti per un anno per il settore agricolo; il controllo dei prezzi dei prodotti agricoli; la non precarizzazione dell’orario di lavoro; la revisione dei progetti estrattivi (minerari); il rispetto dei diritti collettivi, come l’educazione bilingue e la giustizia indigena; la non privatizzazione dei settori strategici; il controllo della speculazione sui prezzi; finanziamenti dignitosi per la salute e l’istruzione e la creazione di politiche pubbliche di sicurezza.
Il Paese è rimasto bloccato per ben 18 giorni, con un bilancio di 6 morti e circa 500 feriti tra manifestanti e forze dell’ordine, inoltre, causando non pochi problemi in termini di presenza di alimenti e medicine tra la popolazione e, in particolar modo, nelle zone rurali, che hanno visto un aumento della delinquenza e insicurezza dovuta allo scarseggiare dei beni di prima necessità.
A forte rischio è stata la permanenza di Lasso come presidente dell’Ecuador, di fatti, pochi giorni prima della fine dello sciopero, l’assemblea nazionale aveva avviato il procedimento di destituzione del presidente, colpevole di non aver compiuto con le sue promesse elettorali e il piano di governo. Nella giornata di martedì 28 giugno, dopo 18 ore di dibattito in parlamento, la proposta del partito dell’ex presidente Rafael Correa UNES (Union por la Esperanza) non ha raggiunto i 92 voti necessari per la destituzione, ottenendo 80 voti favorevoli, 48 contrari e 9 astensioni.

Solo due giorni dopo questo tentativo di destituzione e lunghe trattative, ecco arrivare l’accordo che mette fine allo sciopero nazionale e riconsegna il Paese nelle mani di Guillermo Lasso.
Ecco i punti dell’accordo
- Il governo accetta di abbassare di altri cinque centesimi i prezzi del gallone di benzina extra ed ecopaese e del diesel, che in entrambi i casi vengono così ridotti complessivamente di quindici centesimi, contando i dieci che disponeva giorni prima. Con questo rimarranno a $ 2,40 le benzine e a $ 1,75 il diesel. Inoltre, si lavorerà sulle politiche per focalizzare i sussidi per i carburanti.
- Abrogato il decreto 95 sulle politiche petrolifere.
- Riforma de Decreto Esecutivo 151 nel senso che non sarà possibile effettuare attività minerarie in zone protette e archeologiche, o di protezione idrica, e che sarà rispettato il diritto alla consultazione preventiva nei villaggi indigeni.
- Elaborazione di un progetto di legge riformatoria dell’articolo 66 della legge sull’organizzazione della circoscrizione territoriale amazzonica.
In seguito alle richieste della associazioni indigene sono stati emanati i seguenti decreti:
- Decreto 452, che dispone l’intensificazione di controlli per prevenire processi di speculazione che possano aumentare i prezzi.
- Decreto 454, che dichiara la salute come emergenza nazionale.
- Decreto 456, che propone politiche pubbliche compensative per il settore rurale e urbano, come l’aumento del bonus di sviluppo umano a 55 dollari, o l’aumento del budget per l’istruzione interculturale bilingue.
- Decreto 462, che riduce il prezzo del diesel e dell’extra e dell’ecopaese di $ 0,10.
- Fine dello stato di emergenza nelle province coinvolte.
- Le parti concordano di introdurre un tavolo di dialogo per trattare questioni in sospeso nell’agenda di dieci ordini della Conaie della durata di 90 giorni.
- Secondo quanto stabilito, i movimenti indigeni dichiarano la cessazione delle mobilitazioni e il ritorno nei territori e la sospensione degli atti che alterano la pace.
Grazie a questi accordi tra le parti, ritorna la pace nel Paese. La sensazione però è che l’instabilità rimanga un fattore che accompagna il governo Lasso, l’insicurezza dovuta all’aumento della criminalità, l’alto tasso di disoccupazione, la situazione nelle carceri e di alcune politiche sociali molto importanti, rendono il futuro dell’Ecuador ancora incerto e difficile.
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Foto di Copertina: Ámbito