Articolo di Agatha Rodríguez Bustamante
La colonizzazione della regione orientale dell’Ecuador, conosciuta come Amazzonia, è stata una priorità dei governi ecuadoriani dalla fine del XIX secolo, se non da prima. Agli inizi del ‘900, le forme per promuovere questa colonizzazione cambiarono radicalmente rispetto ai decenni precedenti, quando questa avveniva tramite l’invio di missioni religiose nell’area. Sebbene queste fossero presenti anche nel XX secolo, i governi dell’epoca decisero di mettere in atto altri piani affinché la presenza dello Stato fosse effettiva nell’Oriente.
L’idea dei governi liberali era quella di popolare e colonizzare quella zona trasferendovi degli immigrati sotto contratto, sull’esempio dei progetti realizzati in Argentina. Tra il 1902 e il 1903 fu promossa la firma e l’accettazione di un contratto di immigrazione e colonizzazione con Federico Mariani. I dati del suddetto contratto, promosso a Genova dal console Leónidas Pallares Arteta, furono pubblicati nel Registro Ufficiale. Tuttavia, nonostante fosse stato accettato dalle camere del Congresso ecuadoriano, il processo di colonizzazione non andò a buon fine. Per quale motivo?
Il contratto fu pubblicato nell’ottobre 1903, e Mariani si impegnò a trasferire “cinquemila immigrati europei e nordamericani [i quali] saranno insegnanti, industriali, artigiani, contadini e braccianti”. Inoltre, il menzionato contratto prevedeva che:
1. Sarebbero stati accettati anche coloni ecuadoriani, alternando i lotti a loro destinati a quelli degli stranieri. Agli stranieri sarebbero stati venduti fino a 50 ettari, mentre gli ecuadoriani li avrebbero ricevuti in donazione;
2. Si sarebbe fornito “alloggio, strumenti di lavoro, allevamento e assistenza agli animali, sementi e manutenzione per un anno”;
3. Mariani avrebbe dovuto effettuare un deposito di 100.000 sucre in una banca a Guayaquil a nome del governo italiano come garanzia del rispetto di questo contratto;
4. Si sarebbe costruita un’autostrada di buona qualità da una qualsiasi delle città andina a un luogo navigabile a vapore da uno qualsiasi dei fiumi affluenti del Rio Amazonas o del Marañón, stabilendo inoltre “colonie agricole, industriali o mercantili sulla terra assegnata nella regione orientale”;
5. In due anni 2.000 coloni sarebbero dovuti andare a vivere nella colonia ed entro 10 anni sarebbero dovuti essere 5.000.

D’altra parte, lo Stato ecuadoriano si sarebbe dovuto impegnare a:
1. Consegnare i terreni nell’Oriente;
2. Esentare da dazi doganali e tasse per 15 anni i coloni stranieri;
3. Concedere a Mariani un’area ad uso privato.
Il contratto era molto più ampio, ma queste clausole lasciano dedurre che si trattava di un progetto ambizioso e che avrebbe lasciato un ampio margine di guadagno allo Stato ecuadoriano, che delegò le proprie responsabilità a una società colonizzatrice.
Questo contratto sarebbe scaduto nel caso in cui le disposizioni non fossero state rispettate. Tuttavia, la spiegazione più semplice della sua mancata esecuzione è che i termini erano troppo costosi per l’economia ecuadoriana in quel momento, ma forse il suo fallimento era legato alla disputa territoriale con il Perù.
Nel rapporto del 1903, Miguel Valverde, ministro degli Affari Esteri ecuadoriano, indicò infatti che la firma del contratto per il trasferimento di 5.000 famiglie italiane in Oriente era auspicabile per i benefici che avrebbe portato “un’immigrazione di razza forte, intelligente e operosa“. Di conseguenza, l’offerta di Mariani era di trasferire solo italiani e non altri europei, in quanto questi avrebbero potuto non soddisfare i requisiti di essere forti, intelligenti e operosi come Valverde sosteneva fossero gli italiani. Si presume inoltre che i coloni sarebbero dovuti essere italiani, in quanto il contratto fu firmato a Genova e presumibilmente ebbe l’approvazione delle autorità italiane per l’emigrazione.
L’inconveniente, oltre alla mancanza di strade e mezzi per affrontare questo processo che prometteva molto sulla carta, fu anche la denuncia presentata in ottobre dal console peruviano in Ecuador, M.F. Porras, che insistette sul fatto che non si potessero concedere terre in Oriente perché si trattava di zone contese che non erano state delimitate, chiedendo che detto contratto non venisse firmato. Una mossa diplomatica che conteneva la possibilità di un conflitto armato e che significava, a nostro avviso, la fine del contratto con Federico Mariani.

Nel novembre dello stesso anno Pallares Arteta scriveva al ministero informando di un bando pubblicato in Italia in cui il Regio Commissario per l’Emigrazione, dipendente dal governo italiano, chiedeva di impedire la firma di un progetto di colonizzazione in Ecuador, perché secondo quanto si affermava, quella terra faceva parte di una disputa con il Perù, quindi riteneva che non fosse conveniente per gli immigrati fare quel viaggio.
Il console ecuadoriano non fu affatto contento di questo articolo, che considerava scortese e per la cui pubblicazione non erano stati richiesti dati ai rappresentanti dell’Ecuador. Il console riteneva che dietro la pubblicazione ci fosse il Perù, in complicità con il funzionario italiano, per impedire la colonizzazione delle aree orientali che l’Ecuador considerava proprie, nonostante il contenzioso, e quindi impedirne l’avanzamento. Il console inviò inoltre una denuncia formale al console peruviano in Italia, ma non sappiamo se quest’ultimo abbia mai risposto.
Per l’Ecuador era molto importante che i contratti di colonizzazione non venissero posti in dubbio perché facevano parte di uno sforzo prioritario per colonizzare e popolare aree che considerava ricche di risorse, ma prive di popolazione. In questo decennio la colonizzazione fu considerata una risorsa per opporsi alle pretese peruviane e così il contratto fallì e gli immigrati italiani finirono nel mezzo di una disputa internazionale a loro totalmente distante.
Agatha Rodríguez Bustamante è una storica ecuadoriana, laureata all’Università di Cuenca e all’Università Andina Simón Bolívar, campus dell’Ecuador. Attualmente sta svolgendo i suoi studi di dottorato presso l’Istituto di Studi Latinoamericani dell’Università Libera di Berlino. La sua ricerca di dottorato esplora le migrazioni europee tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in Ecuador, concentrandosi sul quadro giuridico che le ha rese possibili e sul ruolo attivo dei consoli ecuadoriani all’estero. Ha scritto diversi articoli sulla presenza ebraica in Ecuador e sul ruolo dello Stato nell’assunzione di professori europei durante i conflitti in Europa nella prima metà del XX secolo.
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Foto di Copertina: Flacso Ecuador
Fonti utilizzate:
“Decreto con il quale l’Esecutivo è autorizzato a stipulare un contratto di immigrazione e colonizzazione con Federico Mariani”. 14 ottobre 1903. Registro Ufficiale della Repubblica, Anno II, n. 616, pag. 6145-6147.
Miguel Valverde, Memoria delle relazioni estere, giustizia, carità, igiene, immigrazione, commercio, industria e miniere presentato al Congresso ordinario del 1903. Quito: Imprenta Nacional, 1903.
Leónidas Pallares Arteta, [Sull’accusa del console contro un funzionario italiano di favorire gli interessi del Perù in un contratto di colonizzazione], 12 novembre 1903, Comunicazioni ricevute dal consolato dell’Ecuador a Genova, 1841-1911, volume I , Libro D.26.1. Archivio Storico “Alfredo Pareja Diezcanseco” del Ministero degli Affari Esteri dell’Ecuador.