Politica

Lasso pone un veto (parziale) sul progetto di legge sull’aborto

Articolo di Rocco Spera

Nuovi sviluppi per quanto riguarda il progetto di legge sull’aborto in caso di violenza in Ecuador. Recentemente, infatti, il Presidente della Repubblica Guillermo Lasso si è pronunciato sulla decisione dell’Assemblea Nazionale di febbraio che, ricordiamo, aveva stabilito a 12 settimane il periodo di gestazione in cui poter praticare l’aborto a eccezione delle donne, adolescenti e bambine delle comunità rurali a cui era stato concesso un periodo di 18 settimane.

L’esecutivo ecuadoriano si è così pronunciato sulla proposta del progetto avanzata dall’assemblea nazionale menzionando nelle sue osservazioni alcune incoerenze. Lasso, che in più di qualche occasione si è detto: “a favore della vita dalla sua concezione”, ha richiesto che il periodo di 12 settimane venga limitato e imposto a tutte le donne di tutte le età, senza nessuna distinzione tra centri urbani e comunità rurali.

Il periodo di tempo più lungo per le donne che vivono nelle comunità rurali era stato pensato considerando le evidenti disuguaglianze nell’accesso alla salute pubblica tra le aeree urbane e quelle rurali, in quanto spesso una donna che vive in una comunità non riesce a praticare un aborto fino alle 20 settimane, per le difficoltà negli spostamenti legate alle precarie condizioni economiche o per mancanza di assistenza medica basica nelle comunità.

Manifestazione a favore dell’aborto davanti alla Corte Costituzionale © BBC

Un altro aspetto segnalato dall’esecutivo è che si potrebbe anche considerare necessaria per la pratica dell’aborto la presenza di almeno uno dei seguenti requisiti: una denuncia per il reato di stupro, una dichiarazione giurata o il risultato di un esame sanitario in cui un medico curante o un legale certifica “sotto giuramento” che ci sono segni di stupro. Parametri che ostacolerebbero ulteriormente la decisione di un eventuale aborto da parte di una donna che ha subito violenze per via dell’iter burocratico complesso che dovrebbe mettersi in moto.

Non si sono fatte attendere le reazioni da parte dell’opinione pubblica del Paese. Lita Martinez, direttrice esecutiva del CEPAM – Guayaquil (Centro per la promozione e l’azione della donna), ha indicato che il presidente sta limitando il diritto a un aborto sicuro per le donne, adolescenti e bambine vittime di violenza. Dello stesso avviso è stata poi l’avvocato attivista Silvia Buendía che ha affermato che il presidente Lasso non ha preso in considerazione gli standard internazionali sull’aborto.

Di diverso avviso invece è Geraldine Weber, deputato dell’Assemblea Nazionale oppositrice della depenalizzazione dell’aborto in caso di violenza che ha sottolineato come il veto del presidente è incostituzionale e che la vita va protetta sin dalla sua concezione.

L’Assemblea Nazionale avrà un mese di tempo per ratificare la sua risoluzione originale (delle 12 e 18 settimane), per la quale avrà bisogno di una maggioranza di due terzi (ossia 92 voti) o per accettare le proposte dell’esecutivo, che può approvare a maggioranza semplice (la metà più uno dei voti).


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© Riproduzione riservata

Foto di Copertina: EFemenista

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