Cultura

Cento anni senza mai chinare la testa: la storia di Tránsito Amaguaña

Articolo a cura di Cannibali e Re

Aveva conosciuto l’analfabetismo, e volle imparare a leggere e scrivere. Aveva visto il duro lavoro dei campi e la sottomissione agli ordini del padrone, e volle lottare per creare un sistema cooperativistico tra gli huasipungueros indios. Aveva visto la disparità di trattamento riservata alle donne e subìto i maltrattamenti da parte del marito, e volle diventare una leader del movimento femminista. Tante lotte, una sola lotta. Anzi, tante lotte, una sola vita. Quella di Tránsito Amaguaña, una vita lunga come tutto il XX secolo.

Era nata in una piccola comunità a nord di Quito, in Ecuador, nel 1909. La vita dei campi prima, un matrimonio precoce e il lavoro a servizio poi, le diedero lo slancio per lottare per i diritti di tutti e tutte. Donna, india, semi-analfabeta, lavoratrice. Tante identità, una sola identità. Un’identità di combattente, naturalmente.Ventisei marce da La Chimba a Quito nel 1930. Oltre sessanta chilometri a piedi, per portare le rivendicazioni indie e campesine ai palazzi del potere. Rivendicazioni che non furono accolte: nel 1931, quindi, lo sciopero generale. Era uno dei primissimi scioperi dei lavoratori agricoli in Ecuador, e ci sarebbero voluti ancora anni perché le loro voci venissero ascoltate; dopo quello sciopero Tránsito fu addirittura costretta a vivere in clandestinità per quindici anni. Ma Tránsito aveva coraggio ed energia da vendere. E alla fine ebbe anche ragione, perché la Federación Ecuatoriana de Indios che aveva contribuito a creare, a metà degli anni ‘40 iniziò una redistribuzione delle terre ai campesinos, con particolare attenzione alle donne.

Fu una lideresa, Tránsito, per tutta la sua lunga vita. E una vittoria a quindici anni di distanza dall’inizio della lotta non le sarebbe mai bastata. E così, al suo ritorno a La Chimba fondò scuole bilingue in cui bambini e bambine potessero studiare e imparare sia in spagnolo che in quechua; pensando agli adulti, invece, spese gran parte della sua vita nella creazione e nella gestione di cooperative agricole. Una lideresa, una rappresentante degli indigeni e dei campesinos in Ecuador, a Cuba, in Unione Sovietica, ovunque viaggiasse. Ma soprattutto a La Chimba, dove passò la maggior parte della sua lunghissima e intensa vita. Visse così, nella sua casetta a tremila metri di altitudine, nella sua comunità. Quando se ne andò era nello stesso posto in cui era nata. Mancavano quattro mesi al suo centesimo compleanno, ma possiamo dire senza nessun dubbio che era comunque troppo presto.

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Ringraziamo i nostri amici di Cannibali e Re per averci dato il permesso di pubblicare questo testo, da loro pensato, curato, e pubblicato a questo link. Cannibali e Re è un progetto divulgativo di rinnovamento della narrazione storica, che racconta la storia delle soggettività oppresse. La storia di Transito, che abbiamo riportato in questo articolo, è una delle dodici del calendario 2022 a cura di Cannibali e Re. Lo trovate qui con agenda e illustrazione: https://bit.ly/39oWut8.


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© Riproduzione riservata

Foto di Copertina: Picuki.com

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