Cultura

Gli italiani in Ecuador: dove, quando e perchè?

Ecuador Oggi intervista Chiara Pagnotta, docente all’Università di Barcellona e da molti anni studiosa della storia dell’Ecuador, concentrandosi in particolare sulle migrazioni tra l’Italia ed il paese andino (XIX-XXI secolo). E’ inoltre autrice del libro “Situando los márgenes de la nación: los italianos en Ecuador (XIX-XX)”, edito dalla casa editrice Abya-Yala di Quito.

Quando sono arrivati, chi erano, e cosa facevano, i primi italiani in Ecuador?

La prima immigrazione italiana in Ecuador è particolare perché è un’immigrazione prevalentemente di genovesi, intorno alla metà dell’Ottocento. Si tratta perlopiù di uomini soli, commercianti, che si inseriscono rapidamente nel commercio d’esportazione nel porto di Guayaquil.

Questa immigrazione è particolare perché relaziona prettamente un luogo d’origine, cioè Genova e la Liguria, con Guayaquil e la Costa ecuadoriana. Questi genovesi arrivano a Guayaquil perché all’epoca rappresentava il principale porto del paese, dal quale si esportava tanto il cacao quanto altri prodotti tipici locali, ed i genovesi trovano in questo ambito una maniera per inserirsi nell’economia locale.

Questa è la grande caratteristica dell’emigrazione italiana nell’Ecuador dell’Ottocento. Poi questa tipologia di immigrazione cambierà nel tempo, sia per composizione geografica che per grado di specializzazione lavorativa. Arriveranno in un secondo momento anche piemontesi, lombardi, campani, e altri italiani provenienti dalla provincia di Potenza e Cosenza.

All’epoca non esisteva ancora lo Stretto di Panama e per arrivare in Ecuador il viaggio era molto lungo. Perché gli italiani arrivano a Guayaquil piuttosto che in porti più vicini?

La mia ipotesi, che potrebbe anche essere smentita, è che i genovesi arrivarono in Ecuador in quanto la città di Genova e Guayaquil avevano relazioni economiche già a partire dall’inizio dell’Ottocento, il che ha portato i commercianti genovesi a recarsi stabilmente nella città portuale ecuadoriana. Queste relazioni d’inizio Ottocento erano perlopiù di marinai, che una volta stabilitisi a Guayaquil e Genova, richiamarono rispettivamente i compaesani a raggiungerli, iniziando vere a proprie catene migratorie

Poi l’Ecuador dell’Ottocento era un paese di recente indipendenza, che rappresentava anche un luogo dalle molte opportunità lavorative e d’innovazione. Era un paese che si stava aprendo al mondo e che poteva offrire delle condizioni d’attrazione allettanti per gli italiani.

L’emigrazione italiana è numericamente ridotta, ed ha caratteristiche più simili a quella in Perù che non con l’Argentina, dove gli italiani erano molti. Era una migrazione numericamente inferiore rispetto ad altri paesi Latinoamericani, ma i cui attori economici si inserirono con un certo successo.

In Ecuador gli italiani, così come altri immigrati appartenenti ad altre nazionalità, si stabiliscono principalmente a Guayaquil e non Quito, in quanto la “Perla del Pacifico” rappresentava la sede del commercio del paese, e inoltre all’epoca non esistevano collegamenti ferroviari tra la capitale e la costa.

Qual è il ruolo degli italiani in Ecuador a livello sociale ed economico a partire dal XX secolo?

I discendenti dei primi italiani arrivati in Ecuador riuscirono in un numero piuttosto consistente a fare fortuna, specie grazie al fatto che il paese in questa epoca stava vivendo una fase economica espansiva.

Poi ci furono anche casi particolari rappresentati per esempio da un gruppo importante di salesiani italiani, che andarono principalmente a Quito e Cuenca, fondando scuole, e concentrandosi sull’educazione dei giovani ecuadoriani. I salesiani andarono anche in Amazzonia, dove svolsero un ruolo importante anche con le popolazioni indigene.

Poi ci sono una serie di figure di esperti ed intellettuali, specie nel mondo della cultura, ossia tanti italiani che riuscirono ad emergere nell’universo ecuadoriano, come Liut o Crespi.

Un’altra tipologia di immigrazione importante è quella degli ebrei italiani, in periodi molti più recenti, che si stabilì soprattutto a Quito.

Come si svolge ed organizza la vita degli italiani in Ecuador in quegli anni?

A fine Ottocento si formano le prime società mutualistiche, come la Società Garibaldi, la cui prima finalità era quella di soccorrere i connazionali bisognosi. Ciò ci fa intendere che già all’epoca c’era una parte di italiani che aveva fatto fortuna, e un’altra che invece non aveva avuto successo.

Peraltro, la società di mutuo soccorso Garibaldi di Guayaquil fu la prima del suo genere ad essere fondata, prima di molte altre associazioni legate alle comunità straniere. Ciò ci da l’idea dell’importanza e la forza di questo gruppo rispetto ad altre comunità d’immigrati, e la sua capacità di inserirsi nel tessuto sociale di Guayaquil.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la situazione degli Italiani in Ecuador si complica. Cosa succede?

Succede qualcosa che è comune a diversi paesi dell’America Latina: dopo il 1942, i paesi dell’America Latina decidono da che parte stare, e viene scelto il blocco degli Stati Uniti. Di conseguenza, l’Ecuador conosce una storia tragica, in cui la comunità italiana, tedesca e giapponese, diventano oggetto di sospetti, in quanto si temeva potessero diventare una “quinta colonna” delle potenze dell’Asse.

Vengono così applicate varie misure di controllo, restrizioni e proibizioni ai cittadini di queste tre nazionalità sospettati di collaborare con le potenze nemiche. In alcuni casi, le simpatie di alcuni membri di queste comunità verso le ideologie totalitarie dei paesi d’origine erano evidenti, ma in altri casi la nazionalità di per sé ha giocato a sfavore di queste persone.

E nel dopoguerra l’immigrazione italiana in Ecuador ricomincia. Ci sono delle differenze rispetto all’immigrazione italiana avvenuta fino ad allora?

Possiamo dire che vi fu una maggior specializzazione alla partenza dall’Italia. Lavoratori specializzati e tecnici partono alla volta dell’Ecuador seguendo le loro aziende che aprivano sedi nel paese Andino.

Inoltre, non v’è in questa epoca una concentrazione regionale. I liguri sono importanti all’inizio dell’immigrazione italiana in Ecuador, della quale rappresentavano il 50% del flusso. Adesso invece provengono anche molto dal sud, anche se la catena migratoria dei liguri continua ad esistere.

C’è qualche personaggio italiano meno conosciuto nella storia dell’Ecuador che vorrebbe menzionare?

Due sono le persone che sono recente scomparse, e che per me personalmente sono state un punto di riferimento importante per i miei lavori sull’Ecuador. Una è Matthias Abram, studioso ed intellettuale che dedicò parte della sua carriera lavorativa a tematiche indigene, e impiegato della casa editrice Abya-Yala. Originario di Bolzano, Abram scrisse anche alcuni articoli sugli italiani in Ecuador: era un intellettuale che viveva sei mesi in Ecuador e sei in Italia. L’altro è sicuramente Padre Bottasso, salesiano, che ha rappresentato un punto di riferimento per gli italiani in Ecuador e per tutto ciò che concerne l’impegno religioso, pratico ed intellettuale con e tra le popolazioni indigene del paese.


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© Riproduzione riservata

Foto di Copertina: El Diario Ecuador

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