Nello stesso giorno in cui il neo-presidente della Repubblica Guillermo Lasso si insediava nel palazzo presidenziale di Carondelet, nel centro di Quito, non poteva mancare la prima polemica contro il suo governo. O, per meglio dire, contro un rappresentante del suo nuovo esecutivo: Aparicio Caicedo.
Guayaquileño, laureato in Ecuador e Spagna, Caicedo è stato nominato qualche giorno fa consigliere del nuovo governo, con delega all’esecuzione del Piano di Governo. Non caso, negli ultimi due anni Caicedo è stato direttore esecutivo della fondazione liberale Ecuador Libre, che ha contribuito alla realizzazione del programma di governo di Guillermo Lasso.
Come spesso capita quando un politico diventa conosciuto, subito sono stati setacciati gli account Twitter e Facebook di Caicedo, celebre in passato per le sue prese di posizioni radicali in ambito economica (come quando invitò, nel 2011, a non pagare le tasse). Tuttavia, ciò che è stato trovato, ecco, era pressoché insperato: un attacco alla lingua di gran parte della comunità indigena della Sierra ecuadoriana, il Quechua.
“Che brutto che è il Quechua, compete con il basco in atrocità fonetica”, oppure “mio figlio non andrebbe mai in una scuola nella quale insegnino il Quechua”. Insomma, dichiarazioni che stonano, e non poco, con il discorso aperto e volto all’integrazione delle comunità nazionali dell’Ecuador, che il neo-Presidente Lasso ha fatto all’Assemblea Nazionale il 24 maggio, nella giornata inaugurale del suo mandato.
La risposta dell’Accademia Quechua de Humanidades non si è fatto però attendere, chiedendo subito al neo-presidente la rimozione del consigliere Caicedo, o esigendo alternativamente le scuse pubbliche del consigliere verso i parlanti del Quechua dell’Ecuador. “Il rispetto verso la libertà di pensiero non significa permissivismo verso il razzismo, la xenofobia e, ancora peggio, la discriminazione“, si legge in un comunicato dell’Accademia, che continua “Cogliamo l’occasione per salutare i Paesi Baschi e tutti coloro i quali parlano il basco, ricordandogli che la loro lingua, così come il Quechua, è degna d’ammirazione, rispetto e amore”.
“Amici, avete il diritto di interpellarmi per le mie opinioni, attuali e passate. Occuperò una funzione pubblica, ed è normale che succeda, se non sano. Ho cambiato di opinione su molte cose in dieci anni, capirete, come nel caso del twit polemico del 2011″, ha risposto Caicedo alla polemica, nella speranza di calmare gli animi.
Il Quechua non è solo una lingua, ma un patrimonio culturale minacciato che ha bisogno di garanzie e salvaguardie. Dal 2011 è passato molto tempo, ma ci auguriamo davvero che il consigliere Caicedo abbia cambiato di opinione, e che, anzi, possa fare qualcosa per salvare questo meraviglioso patrimonio che rischia di estinguersi.
Per rimanere sempre informato sull’Ecuador, seguici anche su Facebook, Twitter, Instagram, e Youtube!
© Riproduzione riservata
Foto di Copertina: El Telegrafo