Nata a Quito il 27 dicembre 1797, Manuela Sáenz de Vergara y Aizpuru non è stata soltanto la compagna di Simón Bolívar, ma attraverso i suoi sforzi indipendentisti, fu una delle prime donne più influenti del femminismo e il progresso del ruolo della donna nell’America Latina, nonché colonnello dell’esercito del maresciallo Antonio José de Sucre.
Figlia illegittima del funzionario della Real Audiencia de Quito Simón Sáenz de Vergara, Manuela divenne orfana di madre subito dopo la sua nascita, venendo successivamente lasciata in custodia presso il Convento de la Concepción di Quito. Sempre critica della società tradizionale e segregata dell’epoca, Manuela Sáenz fu sempre paladina degli ideali di libertà. Sposatasi nel 1817 a Lima con il commerciante inglese James Thorne in un matrimonio combinato da suo padre, Manuela sapeva che il suo destino non sarebbe finito lì. Infatti, grazie all’aiuto di uno dei suoi fratelli, riuscì poco dopo ad arruolarsi nel battaglione indipendentista del Perù. In onore al suo importante ruolo nella lotta per l’indipendenza, il Generale José de San Martín le concesse il titolo di Caballeresa dell’Ordine del Sole del Perù.
Rientrata in Ecuador, Manuela partecipò anche nella battaglia di Pichincha, capitanata dal maresciallo Sucre, per l’indipendenza del paese andino. Fu in quella occasione che conobbe Simón Bolívar.
Fu la sera del 25 settembre 1828 quando Manuela ottenne il titolo di cosiddetta Libertadora del Libertador. Infatti, quel giorno un gruppo di oppositori a Bolívar, comandati da Francisco de Paula Santander, tentarono di assassinare il Libertador a Bogotá, ma Manuela aiutò Bolívar a scappare da una delle finestre, mentre lei lottava contro i cospiratori.

Secondo la ricercatrice Paula Murray, autrice di una ricerca accademica sul personaggio di Manuela Sáenz, il ruolo della Generala fu cruciale per la svolta libertaria nella regione. Una donna fuori dagli schemi della società dalla quale proveniva, Manuela Sáenz è stata una stratega e comunicatrice chiave per i battaglioni anti-spagnoli, portando soluzioni ai problemi, e svolgendo il ruolo di intermediaria tra soldati, ufficiali e cittadini. La sua leadership ha costituito un importante precedente per lo sviluppo del ruolo e la partecipazione della donna nelle varie sfere della società.
Dopo la morte di Bolívar, Manuela fu espulsa dalla Colombia, dato che le autorità temevano che potesse assumere un ruolo chiave nell’opposizione. Tornata in Ecuador, suo paese natale, l’allora presidente Vicente Rocafuerte decise anche di esiliare a Sáenz. Manuela trovò allora rifugio in Perù, nella città costiera di Paita, dove si ammalò poco dopo di difterite, malattia dalla quale venne a mancare il 23 novembre 1856.
Il suo corpo non fu mai sepolto, in quanto all’epoca i malati di difterite venivano sepolti in fosse comuni. Non a caso, Neruda le dedicò un poema intitolato La insepulta de Paita. Nonostante ciò, nel 2010 dei resti simbolici (un cofanetto con della terra della casa di Manuela a Paita), furono depositati nel Pantheon Nazionale di Caracas, accanto alla tomba di Simón Bolívar.
Per conoscere più a fondo la storia di Manuela, potete visitare il Museo Manuela Sáenz, a cinque minuti a piedi dalla Chiesa di Santo Domingo a Quito. In onore alla Libertadora, a Quito ci sono anche tre statue a lei dedicate: una si trova nella Mitad del Mundo, un’altra al Parco dell’Alameda (il parco più antico del centro storico di Quito), ed un’altra ancora nella cima del Tempo alla Patria. Nel 2007, l’eroina di Quito venne dichiarata Generala dall’allora presidente dell’Ecuador Rafael Correa.
Al di là di essere stata la Libertadora del Libertador, Manuela Sáenz fu anche la Libertadora delle donne e della loro libertà come membri attivi e coraggiosi della società, ovunque esse si trovino.
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Foto di Copertina: Flickr