“¡Salve, Oh Patria, mil veces, oh Patria!” è la prima strofa dell’inno nazionale dell’Ecuador, che ogni bambino ecuadoriano impara già nei primi anni di scuola. Scritto tra il 1830 e il 1832 da José Joaquín de Olmedo, poeta, patriota e presidente ad interim del paese nel 1845, l’inno venne musicato dal celebre compositore europeo Antonio Neumane Marno (1818-1871), che si radicò in Ecuador dal 1841 al 1851, e poi definitivamente dal 1853 fino all’anno della sua morte, avvenuta a Quito nel 1871.
La città natale di Antonio Neumane è tema ancora oggi di discussione. Secondo alcuni nacque in Corsica, in Francia, mentre secondo altri proveniva proprio da Trieste, città costiera italiana, all’epoca parte dell’Impero Austro-Ungarico. Figlio di tedeschi, il cognome originale di Neumane era probabilmente Neumann, successivamente italianizzato e poi ispanizzato in Neumane.
Formatosi a Vienna, Neumane vivì a Milano per dieci anni, dove lavorò come professore in un’accademia di Musica. Nella vicina Torino si sposò in seconde nozze con la cantante d’opera italiana Idalide Turri, dalla quale ebbe due figli.
La registrazione del matrimonio, avvenuto nel 1841, indica Trieste come città natale del compositore, mentre altre fonti documentali la riconducono all’isola corsa. Dopo varie peregrinazioni in Sudamerica, Neumane decide di stabilirsi in Ecuador, dove nel 1870, chiamato dal presidente Gabriel Garcia Moreno, fondò il Conservatorio di Musica di Quito.
In ogni caso, il legame tra Neumane e l’Italia va ben oltre la sua città natale, e i dibattiti intorno a questa. Infatti, per musicare l’inno nazionale ecuadoriano, Neumane si ispirò al cosiddetto “Inno a Papa Pio IX”, composto dal bolognese Gaetano Magazzari e scritto da Filippo Meucci.
L’inno a Papa Pio IX divenne simbolo delle correnti liberali e progressiste italiane della metà dell’’800, che lottavano per la propria indipendenza contro i regimi assolutisti dell’Italia frazionata dell’epoca.
Chissà che Neumane abbia voluto ispirarsi all’Inno a Papa Pio IX proprio per il significato liberale che adottò in Italia, affinché questo risultasse di buon auspicio per la neonata repubblica ecuadoriana, finalmente indipendente dopo 300 anni di dominazione spagnola, e dieci anni di Gran Colombia.
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Foto di Copertina: Mauricio Tayupanta