Cultura

La tecnologia italiana che costruisce i cappelli di paglia ecuadoriani

Cuenca, nel sud dell’Ecuador, è una città ricca di storia, musei e monumenti di alto valore culturale, più o meno conosciuti. Tra i musei meno noti, probabilmente per la sua posizione fuori dal centro cittadino, si trova sicuramente il Museo del Cappello di Paglia Toquilla, conosciuto generalmente in Italia come “cappello di Panama” (che di Panama non è, come vi abbiamo raccontato in questo articolo).

Il Museo del Cappello si trova all’interno della fabbrica di cappelli Homero Ortega, ed è una tappa obbligatoria per amanti e non del genere. La visita, sempre in compagnia di una guida, prevede non solo il museo di per sé, ma anche la fabbrica, mentre i suoi dipendenti lavorano tranquillamente. Ogni cappello di paglia toquilla, che costi 30 dollari o 5.000, è fatto a mano con tecniche ancestrali, e poi saldato con macchinari specializzati.

Ed è proprio qui che entra in scena l’Italia. Camminando per il museo ci si imbatte, infatti, in un pannello informativo che racconta la storia di una macchina, chiamata di “tipo 400”, dell’azienda Michelagnoli. Questo macchinario fu importato in Ecuador negli anni ’80 del secolo scorso dalla Famiglia Delgado, per più tardi essere ceduta all’azienda Rafael Paredes e Figli. Quelli erano gli anni del boom del settore dei cappelli ecuadoriani, e questa macchina rappresentò proprio il passaggio dall’artigianato manuale a quello industriale.

La macchina di “tipo 400” creata dall’azienda Michelagnoli presente nel Museo del Cappello di Cuenca era soprattutto utilizzata per copricapi tipo cowboy o a pale larghe.

Ancora oggi l’azienda Michelagnoli, fondata nel 1793 a Signa, in provincia di Firenze, e oggi operativa a Poggio a Caiano, in provincia di Prato, rappresenta un’azienda leader nel settore della produzione di macchinari e accessori per cappelli, esportando le proprie macchine anche in Ecuador.


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Foto di Copertina: Twitter

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